Il difensore della Juve che ha vinto insieme a Sarri l’ultimo scudetto della Vecchia Signora, ha deciso suo malgrado di dire addio al calcio giocato: il perché di questa dolorosa decisione.
Il calcio è lo sport più popolare del pianeta e senza ombra di dubbio il più seguito e amato qui in Italia. Sin da bambini siamo abituati a vedere le partite di calcio e ci emozioniamo non solo quando la nostra squadra del cuore vince una partita o un trofeo, ma anche semplicemente nell’osservare una giocata di puro estro o di grande determinazione.
Proprio la bellezza tecnica di un gol, o l’abilità atletica di un intervento difensivo o ancora l’incredulità nell’osservare la perfezione balistica di un tiro o quella acrobatica di una rovesciata sono l’essenza di questo sport e anche il motivo per cui ci appassioniamo a quei giocatori in grado di fare qualcosa al di là dell’umana fisica e comprensione.
Ciò che rende questo sport speciale, però, è che il campione non potrebbe esistere senza i compagni di squadra e tutti coloro che compongono la società – compreso lo staff tecnico e i dirigenti – sono fondamentali per l’ottenimento di un risultato. Dietro a quelle decine di uomini immagine che tutti celebrano e conoscono, dunque, ci sono centinaia di onesti mestieranti e soprattutto di aspiranti campioni che non raggiungeranno mai l’apice e nel giro di qualche anno potrebbero venire dimenticati.
Spiace sempre – come nel caso di Bove – quando il destino si frappone tra i sogni di questi ragazzi ed il loro raggiungimento. In quegli istanti ci si rende conto di quante siano le variabili e di quanto possa essere fragile non solo la carriera di un calciatore, ma più in generale la vita stessa.
Di Simone Muratore si ricorderanno in pochi, probabilmente solo chi è un tifoso della Juventus e segue anche le sorti della Next Gen (la squadra B che forma i giocatori delle giovanili nel calcio professionistico). Il difensore italiano è stato per anni un pilastro in Serie C e nel 2020 è stato aggregato in prima squadra da Maurizio Sarri.
In quella stagione è giunto il debutto in Serie A e persino quello in Champions League (al 93′ del match contro il Bayer Leverkusen). In quel momento Simone aveva appena 21 anni e stava realizzando il sogno di vestire la maglia della Juventus e di giocare ai massimi livelli del calcio mondiale. Con quelle premesse si apriva davanti ai suoi occhi un mondo di possibilità e prendeva forma il sogno di tutta una vita.
Purtroppo però le cose non sono andate come tutti avrebbero sperato, più di tre anni fa Simone ha scoperto di avere un tumore al cervello ed è stato costretto prima ad un’intervento, poi alla chemio ed in seguito ad una lunga e difficoltosa riabilitazione. Il ragazzo ha dovuto reimparare a fare tutto, anche le cose più semplici, ma alla fine ha vinto la battaglia più importante ed è tornato quello di una volta.
Almeno fuori dal campo, perché a livello atletico il ragazzo non ha mai più raggiunto il livello precedente all’operazione e nelle scorse ore ha annunciato di aver rinunciato al sogno di tornare nel calcio professionistico: “Oggi metto un punto alla mia carriera da giocatore, ci ho provato fino alla fine a tornare, ci ho messo lacrime e sudore, ma non ero più come prima, mi sono reso conto che comunque avevo la fortuna di essere guarito e di stare bene”.
Il ragazzo non ha alcun rimpianto, anzi è grato delle opportunità avute e adesso di avere una seconda chance per vivere una vita piena: “Ho avuto la fortuna di giocare con giocatori straordinari, fuoriclasse, dentro al campo ma soprattutto fuori dal campo, e questo non me lo toglierà mai nessuno. Sono grato a tutto quello che ho fatto e conquistato dentro a quel rettangolo verde, insieme ai miei compagni, diventati poi miei amici”.
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