Addio smart working: la modalità di lavoro “agile” è arrivata al capolinea. Vediamo che cosa cambierà a breve per i lavoratori dipendenti.
Dalla pandemia di Covid in avanti, anche chi prima andava regolarmente in ufficio ha iniziato a lavorare da casa in smart working. A ben vedere, infatti, esistono moltissimi lavori che non richiedono per forza la presenza fisica delle persone. Pensiamo a tutti i lavori che si possono svolgere in autonomia con il proprio computer.
Finita lo stato di emergenza la maggior parte dei dipendenti è tornata in ufficio ma può ancora fruire dello smart working per qualche giorno alla settimana. I soggetti fragili, invece, possono ancora lavorare da casa. I vantaggi del lavoro agile – che in altri Paesi esisteva già da prima del Covid – sono molteplici.
In primis un lavoratore lavora solo per le 8 ore effettive e non perde tempo negli spostamenti per raggiungere l’ufficio per tornare a casa la sera. In secondo luogo si riduce enormemente il traffico per le strade con benefici per l’ambiente. Infine chi ha figli può conciliare lavoro e famiglia in modo più agevole.
Tuttavia a breve dovremo dire addio allo smart working e tutti dovremo tornare in ufficio. La modalità “lavoro agile”, a quanto pare non sta funzionando per varie ragioni e non può più essere protratta ancora a lungo o le aziende rischiano di essere penalizzate. Nel prossimo paragrafo vediamo che cosa cambierà.
Smart working addio: ecco quando dovremo tornare tutti in ufficio
Lo smart working è conosciuto anche come lavoro agile e in molti Paesi esiste da anni, da prima della pandemia di Covid. Funziona? E’ davvero una modalità agile di lavorare o mette a rischio la produttività aziendale? A quanto pare questa modalità di lavoro è arrivata al capolinea e tutti dovremo presto tornare in ufficio.
Come anticipato i lavoratori fragili, in Italia, ancora possono lavorare da casa mentre molti altri possono alternare lavoro da casa e presenza in ufficio. Ma sono sempre di più gli imprenditori e le aziende che premono per un ritorno dei dipendenti in ufficio 5 giorni a settimana.
In testa a tutti Elon Musk che più volte ha minacciato di licenziare coloro che si rifiuteranno di tornare in ufficio. Ma non è lui l’unico. Lo smart working, a detta di aziende e multinazionali, ormai non avrebbe più ragione di esistere e penalizzerebbe solo il lavoro nel suo complesso.
Queste sono le aziende maggiormente contrarie allo smartworking
Come anticipato sono sempre di più i datori di lavoro che pretendono un ritorno in ufficio dei dipendenti 5 giorni a settimana. Tra le aziende che sono contrarie allo smart working, oltre al colosso americano Amazon, primeggia LTIMindtree con base a Mumbai. L’azienda ha dichiarato che sottrarrà 1,5 giorni di ferie al mese in caso di violazioni sulla stretta sullo smart working.
In Italia, invece, Unipol sembra essere il colosso che maggiormente si oppone al lavoro da casa. Ma bisogna anche ricordare che in Italia solo una minoranza di lavoratori ha continuato a fruire dello smart working anche dopo la pandemia. Come mai questa pressione per il ritorno in ufficio? Si teme forse un calo della produttività? Eppure non ci sono prove a favore di questa tesi.
Anzi lavorare da casa può essere anche uno stimolo a lavorare di più visto che, intanto, si è già a casa e non si deve poi trascorrere un’ora o più in auto o sui mezzi per tornare dall’ufficio. Secondo gli esperti delle risorse umane questa pressione delle aziende per un ritorno in ufficio nasconderebbe tutt’altro fine: molte aziende vogliono ridurre il personale e spingono, così, i lavoratori a dimettersi.