Proteggere i figli: la strada invisibile di internet, Alessandro Borghese prende la parola e sua madre Barbara Bouchet gli replica.
C’è qualcosa di invisibile ma estremamente presente nelle vite di ogni famiglia. Qualcosa che scorre sotto gli occhi di tutti, ma che spesso viene sottovalutato. Internet, ormai parte integrante della vita quotidiana, non è solo una rete di informazioni, ma una vera e propria strada virtuale. E come ogni strada, richiede regole e attenzioni. Alessandro Borghese, chef amato dal pubblico, mette in guardia su un tema che tocca il cuore di ogni genitore: “I figli vanno protetti anche perché internet è la strada e in strada bisogna avere delle accortezze”. Le sue parole durante un’intervista su Raitre da Piero Chiambretti.
Quando Borghese parla di internet come di una strada, apre una prospettiva intrigante: un luogo fatto di possibilità infinite ma anche di pericoli invisibili, di scelte e di conseguenze. Un luogo dove ogni click può condurre a qualcosa di sconosciuto, dove i confini tra realtà e virtualità si fanno sempre più sottili. I genitori, che una volta si preoccupavano delle strade fisiche e dei pericoli concreti, ora devono preoccuparsi di questa nuova realtà. La protezione digitale è diventata una priorità, tanto quanto quella fisica.
Non si tratta più solo di insegnare ai propri figli a guardare a destra e a sinistra prima di attraversare, ma anche di spiegare loro come muoversi in sicurezza in un ambiente che non ha limiti tangibili. La parola “protezione” assume una valenza più complessa, perché su questa strada virtuale non ci sono semafori, cartelli di pericolo o attraversamenti pedonali. Le “accortezze” di cui parla Borghese non sono regole scritte, ma un insieme di comportamenti consapevoli, di scelte ponderate e di dialogo aperto tra genitori e figli.
Interessante è anche il contributo di Barbara Bouchet, madre dello chef. “Io non ho lucrato su miei figli, ed erano tempi diversi”, dice rispondendo al figlio sul suo profilo Instagram. Una frase che risuona fortemente, perché ci riporta a un tempo in cui l’immagine dei figli non era esposta come oggi, e i genitori non dovevano fare i conti con la visibilità pubblica e digitale. Oggi, invece, la presenza sui social media e il costante confronto con un mondo virtuale rendono questo equilibrio ancora più fragile.
Siamo di fronte a un cambiamento epocale. Il concetto di privacy, di esposizione mediatica e di protezione familiare si è trasformato. I figli del web crescono in un mondo in cui la loro immagine, le loro informazioni personali e i loro pensieri possono diventare pubblici con un semplice gesto. Ecco perché la responsabilità genitoriale assume nuove forme: non basta più proteggere fisicamente, è necessario educare i giovani a un utilizzo consapevole di internet, facendo comprendere loro i rischi che si celano dietro ogni pagina visitata, ogni foto postata, ogni interazione online.
Alessandro Borghese e Barbara Bouchet, con le loro parole, ci offrono uno spunto di riflessione che va ben oltre la semplice protezione digitale. Parlano di un impegno costante, di un lavoro che i genitori devono fare ogni giorno per garantire che i loro figli possano muoversi nel mondo digitale con la stessa sicurezza con cui si muovono nel mondo reale. La strada di internet non è meno pericolosa di quella reale; è solo più silenziosa e nascosta. Ed è per questo che richiede una vigilanza ancora più attenta.
Il punto centrale della questione è questo: come si educa un figlio alla consapevolezza digitale? Non esistono risposte facili, ma è chiaro che la chiave è l’educazione continua. Non si tratta solo di limitare l’uso di internet o di bloccare contenuti inappropriati, ma di insegnare ai giovani a discernere ciò che è sicuro da ciò che non lo è, a comprendere l’importanza della privacy e a sviluppare un senso critico nei confronti di ciò che vedono online.
I genitori del futuro devono essere anche educatori digitali, pronti a rispondere alle domande più complesse e a guidare i propri figli attraverso un mondo che non conosce confini. Barbara Bouchet e Alessandro Borghese lo sanno bene. Le loro esperienze, sebbene diverse, convergono su un punto cruciale: la protezione dei figli è un impegno che evolve con i tempi, e oggi più che mai, richiede nuove “accortezze” per far sì che i giovani possano crescere sereni, anche nel vasto mondo di internet
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