All’estero c’è chi ha deciso di vietare l’uso dei social network ai minori di 16 anni, dando il via a una proposta che fa discutere. E se succedesse anche in Italia?
La tecnologia è ormai diventata parte integrante della nostra quotidianità, al punto tale che appare impossibile per molti pensare di staccarsi anche solo per pochi minuti dallo smartphone. Questo certamente non serve solo per chiamate e messaggi, ma anche per molte altre funzioni, c’è chi ne approfitta anche per consultare i social network, anche semplicemente per ingannare il tempo. Queste piattaforme sono sempre più diffuse anche tra i giovanissimi, spesso in grado di maneggiarli anche meglio dei genitori, spaventati però dai rischi in cui possono incorrere quando sono poco più che adolescenti.
Troppo spesso, infatti, c’è chi si finge loro coetaneo per cercare di catturare il loro interesse, mentre ha in realtà altri scopi e non esita addirittura a chiedere un incontro faccia a faccia. Non si devono inoltre dimenticare i pericoli che si corrono accedendo a immagini o filmati che sono davvero poco adatti a loro. Questi sono solo alcuni dei motivi che ha spinto un Paese al di fuori dei nostri confini a prendere una decisione drastica, ma ritenuta inevitabile, ovvero impedirne l’uso ai minori di 16 anni. È davvero la scelta migliore?
Il Paese che ha deciso di fare da avanguardia e di vietare l’utilizzo dei social a chi ha meno di 16 anni è l’Australia, dove si pensa che un uso spasmodico di queste piattaforme possa condizionare la salute mentale delle persone, a maggior ragione se si tratta di ragazzini. La norma approvata dal Parlamento porterà a delle limitazioni stringenti da parte di questi siti, così che chi non ha ancora raggiunto questa età non abbia la possibilità di creare un account.
Almeno per ora non si sa quale possa essere la tecnica con cui si possa riuscire a comprendere la reale età di un utente, visto che fino ad ora spesso c’è chi ha indicato di avere più anni rispetto a quanto indicato sulla carta di identità. Non ci sono certezze inoltre nemmeno su quali possano essere le procedure applicate per rispettare il provvedimento. L’unica sicurezza riguarda il periodo in cui la legge entrerà in vigore, metà 2025, per poi passare a una fase di sperimentazione. Da queste restrizioni dovrebbero però restare escluse YouTube e Whatsapp.
Una presa di posizione simile sta inevitabilmente facendo discutere, visto che si tratta di un tema che coinvolge tantissimi genitori, costantemente preoccupati di quello che i propri figli fanno online. Tanti hanno scelto di proteggerli attivando un sistema di parental control, ma non sempre questo è sufficiente a evitare situazioni spiacevoli.
Non è però escluso che una soluzione simile possa essere adottata, magari in un prossimo futuro, anche in Italia. Il pedagogista Daniele Novara e lo psicoterapeuta Alberto Pellai hanno infatti lanciato una petizione su Change.org dedicata a questo tema, che ha suscitato notevole interesse. Politici, intellettuali e personaggi famosi si sono detti favorevoli, con la speranza che anche il governo possa prendere in considerazione la questione.
A sostenere quanto sia importante muoversi in questa direzione è anche Jonathan Haidt, docente di psicologia sociale alla Stern School of Business della New York University: lui è convinto che i social siano pericolosi soprattutto in fase di sviluppo, quando sono “facilmente influenzati dalla pressione dei coetanei e attratti da qualsiasi attività che sembra offrire conferma sociale”. A loro è vietato consumare alcol e fumare, forse sarebbe ora di fare lo stesso anche con Facebook & Co. Staremo a vedere se accadrà davvero.
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