Ne stanno parlando tutti: “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” è un enorme successo e rivela quello che la band ha vissuto tra fine anni Ottanta e primi anni Duemila.
“Hanno ucciso l’Uomo Ragno” è disponibile su Sky Original. E come è molto facile evincere dal nome, si tratta di una produzione che narra quella che è stata l’epopea vissuta dagli 883, il celebre gruppo musicale fondato da Max Pezzali e Mauro Repetto. Con quest’ultimo che poi si defilò, lasciando il proprio posto ad altri nomi.
Gli 883 hanno pubblicato 12 album in totale, nel periodo compreso tra il 1989 ed il 2003. In questi anni riuscirono a diventare la band preferita di milioni di adolescenti, giovani ed anche adulti. Le loro canzoni erano spesso spensierate e riuscivano a scacciare la noia, le scocciature della vita quotidiana e davano invece corda al buonumore.
Adesso in tanti stanno parlando, e bene, di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”. Tanto il pubblico quanto la critica ne hanno lasciato delle opinioni positive. Sui social la serie tv Sky rappresenta un argomento molto dibattuto, in positivo. Sono piaciuti la scelta degli attori, la loro recitazione e la oggettività che riguarda i fatti narrati. E “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” (che è il titolo della canzone più famosa degli 883) è la serie Sky Original con lo share più alto al debutto degli ultimi 8 anni.
In particolare poi, un aspetto che è generalmente apprezzato da tutti, in “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, sta nel fatto che questa opera riesce a portare a galla tanta nostalgia di quel periodo. E lo fa con rispetto, delineando le figure di Pezzali (interpretato da Elia Nuzzolo) e di Repetto (il cui volto è di Matteo Oscar Giuggioli) senza scadere in esagerazioni recitative e nell’eccessivo romanzare tipico di tante fiction televisive.
Cosa vuol dire “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”?
Il brano degli 883 vede Spider Man come incarnazione della gioventù che cozza contro i problemi che la vita ci pone davanti. Un aspetto importante della serie di Sky Original “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” sta nel fatto che questa produzione ha avuto come consulente proprio Max Pezzali. Il leader dell’amatissima band ha quindi contribuito a tracciare il profilo dell’amico Repetto (il rapporto tra i due oggi è ancora buono).
La narrazione segue anche un costante alternarsi tra umorismo e momenti più seri, prerogativa che rende la storia accessibile e coinvolgente. Ovviamente la colonna sonora è tutta quanta costituita da canzoni degli 883, ed è ineccepibile. Si può parlare di impatto culturale visibile di questa serie. Ci sono tutti i crismi per fare si che “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” possa diventare un cult negli anni a venire.
Gli autori hanno fatto centro, con una serie che possiede le qualità giuste per potere diventare iconica. E che va pienamente a bersaglio in quelli che sono i suoi due obiettivi principali. Uno è rappresentato dal fatto di volere assolvere ad uno scopo documentaristico in merito a quella che è stata la storia delle vicende degli 883, con alcune figure – e quella di Mauro Repetto in particolare – che vengono raccontate con onestà e con coerenza.
L’altro sta invece nella volontà di volere risvegliare un sentimento di nostalgia agrodolce in chi ai tempi era più giovane ed è cresciuto con le canzoni degli 883. I quali rappresentano una colonna portante ed incrollabile della cultura pop dell’Italia. Ma Claudio Cecchetto va controcorrente e non ha parlato bene di Max Pezzali.