Se vi state domandando se sia possibile partire da un investimento di poche centinaia di euro e scaldare casa gratis in inverno la risposta è affermativa!
Bisogna ingegnarsi e trovare il modo di risparmiare il più possibile sui riscaldamenti invernali. Se investire in una nuova caldaia a condensazione o nella pompa di calore non è possibile si può optare per una stufa a pellet, ad esempio, ma senza spendere cifre esagerate per acquistare i sacchi da 15 chili.
Le incertezze nel mercato dell’energia elettrica e del gas e la crisi ambientale nonché economica in atto hanno portato le famiglie ad interrogarsi su come risparmiare sul riscaldamento invernale. La decisione più comune è stata quella di comprare una stufa a pellet che proprio economica non è ma sicuramente aiuta a ridurre gli importi in bolletta. Richiede la presenza di una canna fumaria e una bassa manutenzione anche se la pulizia dovrà essere frequente quando viene utilizzata nei mesi freddi dell’anno.
Il pellet è un combustibile ricavato dal legno vergine e da scarti di lavorazione, un biocombustibile di forma cilindrica e lunghezza casuale tra 5 e 30 mm con estremità rotte. Essendo una fonte di energia rinnovabile il Governo ha attivato incentivi e Bonus per permettere ai cittadini di ammortizzare la spesa iniziale che può andare dai 500 ai 3 mila euro in base alle funzionalità della stufa. Un apparecchio di ottima qualità può far ridurre i consumi fino al 30%. Il risparmio potrebbe diventare maggiore considerando di non dover acquistare il pellet. Cosa significa?
Il pellet viene venduto in sacchi di 15 chili che costano circa 5 euro. Per una produzione per uso domestico, però, è possibile anche creare i piccoli cilindri in modo autonomo utilizzando materiale di scarto ossia rami, piante morte, scarti dell’industria del legno. Se avete modo di procurarvi questo materiale allora non vi rimane altro che procedere con l’acquisto di due macchinari. Il primo è il biotrituratore ossia una macchina che sminuzza i rami con lame, controlame e martelli per ottenere cippato.
In alternativa si può comprare un biocippatore, un’altra macchina che parte da materiale di scarto più grande e produce pezzi più grossi, circa 2 o 3 centimetri che poi dovrebbero comunque essere triturati fino ad ottenere pezzettini di massimo 1 centimetro. Alcuni modelli di biotrituratori permettono di scegliere la grandezza del cippato da ottenere. Il processo è istantaneo. Si inseriscono rami e scarti nell’imbuto e ne usciranno i cilindri di pellet.
Dopo la triturazione arriva la fase di essiccazione (in realtà può essere compiuta anche prima a seconda dello stato del legno). Il fine è raggiungere il livello di umidità ottimale prima di procedere con la pellettizzazione. Parliamo del 10% circa di umidità (si misura con l’igrometro). Lasciando il cippato al sole questo si asciugherà e solo dopo si potrà usare la seconda macchina da comprare, la pellettatrice ad uso domestico. I rulli schiacciano il pellet e lo riducono in poltiglia per poi far passare il materiale dentro piccoli fori che daranno la forma ai cilindri di pellet. Ricordate di conservarli in un posto asciutto per evitare che si rovinino.
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