In Giappone lo chiamano Kodokushi, un termine che può essere tradotto con l’espressione “morte solitaria”. E che, nello scenario odierno, sembrerebbe star assumendo contorni e tratti allarmanti.
Parliamo della tendenza, da parte delle fasce più vulnerabili di popolazione – anziani e fragili -, a vivere nella più completa solitudine. A volte determinata dalla reale mancanza di affetti che possano prendersi cura di loro, altre volte per motivi di vergogna.
Non bisogna credere, però, che il fenomeno non si stia allargando a macchia d’olio anche tra i giovanissimi. I quali, tra effetti della pandemia da Covid-19 e sempre meno occasioni di socialità, finiscono col rintanarsi nelle loro camere e nel vivere appartati. Precipitando, in molti casi, in un vortice di depressione e di solitudine dal quale, spesso, sembra impossibile uscire.
Cos’è il kodokushi, e perché sta diventando un problema sociale sempre più grave
Il nome che individua questo fenomeno proviene dalla lingua giapponese. Uno Stato in cui il kodokushi trova la sua piena espressione, a fronte della crisi economica che ha colpito il Giappone negli ultimi anni.
Dinanzi a problematiche di natura economica si accentuano, a loro volta, quelle legate a povertà e solitudine. Su quanto sia potenzialmente pericoloso il kodokushi, ovvero il sempre più massiccio estraniamento dalla società, parlano i dati.
Si stima infatti che, in Giappone, almeno il 5% dei decessi che avvengono sia ricollegato a tale fenomeno. Persone, dunque, che muoiono in condizioni di isolamento, spesso in zone degradate o in case in cui sono completamente abbandonate a se stesse. E soprattutto, senza che nessun familiare o amico si sia mai accorto di nulla.
Tra le cause a monte del fenomeno, anche una natalità che in Giappone, di anno in anno, si abbassa sempre di più, ed i cui effetti si riscontrano soprattutto nella compagine familiare. Se nel 1980 erano circa 200 mila gli uomini che vivevano da soli, nel 2008 gli stessi risultavano essere oltre un milione.
Stesso tipo di discorso per quanto concerne le donne sole, passate dalle 600 mila unità del 1980 a 3 milioni nel 2008. Una solitudine crescente, dunque, quella che si respira in Giappone. E che sta attirando l’attenzione di sempre più persone a livello mondiale.
Kodokushi, come prevenirlo: quali sono le strategie messe in campo
Dinanzi al crescente numero dei decessi in solitaria, in Giappone sono fioccate le associazioni che si occupano non solo di sensibilizzare in merito al problema del kodokushi, ma anche di offrire sostegno a tutte quelle persone fragili o isolate che potrebbero divenire le prossime vittime del fenomeno.
Un dramma sociale e culturale che sta rappresentando una vera e propria sfida per la comunità giapponese, in cui la cultura della vergogna è profondamente radicata.
Quali gli obiettivi che la lotta al kodokushi si pone? Scardinare la cultura di cui sopra, incentivare gesti come la richiesta di aiuto, garantire supporto alle persone in difficoltà. Affinché nessuno, in una situazione che sembrerebbe andare sempre più peggiorando, venga lasciato solo.