Si prospettano nuovi scenari per l’e-commerce: una tassa potrebbe cambiare tutto, o quasi, sul fronte degli acquisti online.
Un piccolo terremoto potrebbe presto turbare la quiete degli appassionati dello shopping online. L’Europa, decisa a mettere ordine nel selvaggio mercato delle importazioni a basso costo, sta lavorando a una proposta che potrebbe colpire i colossi cinesi come Temu, Shein e AliExpress. Ma cosa c’è davvero in gioco? E come influirà questo cambiamento sulle abitudini dei consumatori?
I giganti dello shopping online hanno rivoluzionato il modo di acquistare: abiti, casalinghi, gadget e molto altro arrivano nelle case degli utenti in men che non si dica, e spesso anche a prezzi stracciati. Ma dietro a queste offerte irresistibili si celano ombre su questioni etiche, dalla sicurezza dei materiali al trattamento dei lavoratori. Per non parlare dell’impatto devastante sulla concorrenza: le aziende europee, sottoposte a regole più stringenti, faticano a competere. Di qui la decisione di un “giro di vite”. Vediamo insieme le possibili conseguenze.
Cosa cambia per gli acquirenti a colpi di clic
È proprio per tutelare il mercato interno e ristabilire un equilibrio che l’Europa sta valutando un’azione concreta: ridurre la soglia per l’applicazione dei dazi doganali. Attualmente, gli acquisti sotto i 150 euro provenienti da Paesi extra UE sono esenti da questi tributi, ma presto la situazione potrebbe cambiare. Anche se tecnicamente sono gli importatori a farsi carico di questi costi, il peso finale ricade sui consumatori. Un aumento dei dazi significa, quindi, un inevitabile rialzo dei prezzi per gli acquirenti. Per esempio, una semplice T-shirt importata dagli Stati Uniti al Regno Unito potrebbe subire un’imposta del 12% sul prezzo originale.
Con il nuovo piano dell’Unione Europea, dunque, la soglia esente da dazi potrebbe essere significativamente abbassata. Questo renderebbe più costoso ordinare su piattaforme come Shein e Temu anche per piccoli acquisti, aumentando i costi finali per i clienti. La mossa si inserisce in un quadro più ampio di indagini condotte dalla Commissione Europea. Il punto è se i colossi cinesi rispettino le normative previste dal Digital Services Act, che mira a garantire trasparenza e correttezza nel mercato digitale europeo. Le reazioni non si sono fatte attendere: Temu ha dichiarato la sua disponibilità ad adeguarsi, chiedendo però che le politiche siano eque. AliExpress, dal canto suo, ha annunciato di lavorare già con i legislatori europei per rimanere conforme alle normative.
Se la proposta sarà approvata, acquistare online potrebbe diventare meno conveniente, spingendo i consumatori a riflettere di più sulle loro scelte d’acquisto. Questa rivoluzione potrebbe rappresentare un’opportunità per le aziende europee di riconquistare terreno, ma resta da vedere come reagiranno i giganti cinesi e, soprattutto, i milioni di utenti affezionati alle loro piattaforme…