L’Unione europea impone nuovi obblighi agli Stati membri: dall’1 gennaio entrerà in vigore un cambiamento importantissimo e pioveranno sanzioni su chi non si adeguerà.
Prepariamoci a nuovi obblighi che entreranno in vigore già a partire dal primo giorno dell’anno nuovo: anno nuovo e nuove imposizioni da parte dell’Unione europea, insomma. L’Ue prosegue sempre più spedita verso la rivoluzione green e non fa sconti proprio a nessuno.
E’ di questi giorni la notizia dell’obbligo di abbandono di motori a benzina e a diesel a partire dal 2035. Già da tempo sappiamo che, entro il 2030 al massimo, tutti i nostri edifici dovranno raggiungere la classe energetica E la quale, entro il 2033, non sarà comunque più sufficiente e dovremo raggiungere almeno la D.
L’obiettivo finale è arrivare a produrre 0 emissioni entro il 2050: obiettivo certamente molto ambizioso. Ed è sempre in questa direzione che va la novità che verrà introdotta a partire dall’1 gennaio 2025: l’obbligo di raccolta differenziata anche per i tessili. In pratica tutti i tessuti dovranno essere smaltiti separatamente.
Lo scopo è quello di migliorare la fase di riciclo di questi materiali i quali, ad oggi, rappresentano una voce importante se si guarda alla mole di tutti i rifiuti prodotti dagli Stati membri: i 27 Stati UE generano 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno. Solo abbigliamento e calzature rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti. Ma dall’1 gennaio si cambierà rotta. Necessariamente.
Dall’1 gennaio anno nuovo e obblighi nuovi: l’Unione europea non fa sconti e prosegue sempre più spedita verso la rivoluzione green in nome dell’ecosostenibilità. L’obiettivo finale è arrivare ad azzerare le emissioni. Obiettivo fattibile? Forse no ma, nel frattempo, non possiamo fare altro che adeguarci o le sanzioni non saranno leggere.
L’Unione europea interviene a gamba tesa e dall’1 gennaio sarà obbligatorio fare la raccolta differenziata anche dei tessuti tessili. Al momento, infatti, il consumo tessile in Europa è il quarto fattore – in misura d’importanza – che incide sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. L’industria tessile ha un impatto notevole anche sul consumo di acqua e sulle emissioni di gas serra.
Intervenire, dunque, era indispensabile. Pertanto dall’1 gennaio 2025 tutti i Comuni di tutti gli Stati UE dovranno dotarsi di strutture specifiche per la raccolta differenziata dei tessuti tessili. Non solo: a breve – anche se non è ancora stata stabilita la data precisa – entrerà in vigore anche la “responsabilità del produttore”. In pratica saranno i produttori a doversi fare carico della gestione dei tessuti in modo da promuoverne il più possibile il riutilizzo e minimizzare gli sprechi.
Obbligo di raccolta differenziata per i tessili a partire dall’1 gennaio 2025. L’Europa è intervenuta per promuovere il riutilizzo e il riciclo di materiali che rappresentano un’importante voce di inquinamento ambientale. Ma a che punto è il nostro paese in tal senso?
In Italia, a dire il vero, l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili è già in vigore per i comuni dal 1° gennaio 2022. Infatti sono operativi ben 4 consorzi che si occupano dello smaltimento e del riciclo dei rifiuti tessili: RETEXT.GREEN, ECOTESSILI. COBAT TESSILE e RE.CREA.
Tuttavia, i risultati non sono ancora del tutto soddisfacenti in quanto, secondo diversi operatori ed esperti del settore tessile, manca un filiera del riuso e riciclo completa, che possa promuovere un’economia circolare. In pratica il nostro Paese è forte nel riciclo ma molto meno nel riuso. La sfida a cui saremo chiamati a rispondere a partire dall’1 gennaio, pertanto, si prevede tosta.
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