Alcuni cittadini scopriranno a sorpresa di non avere diritto alla tredicesima, non potrà che essere un colpo difficile da digerire per molti di loro.
Fine anno è per molti sinonimo di tredicesima, termine con cui si definisce la mensilità aggiuntiva che si percepisce, che ha quasi il valore dello stipendio o pensione che normalmente si riceve. Questa può essere utilizzata per fare alcuni regali di Natale, ma anche per togliersi qualche sfizio, anche se sempre più spesso si tratta di un denaro che permette di tirare un piccolo sospiro di sollievo e gestire alcune spese che possono essere difficili da sostenere. Alcuni però potrebbero presto scoprire di non avere diritto a questa somma, notizia che potrebbe gettarli nello sconforto.
Chi era convinto di averne diritto (da questo sono esclusi i titolari di partita IVA) poteva infatti avere pensato a cosa poter destinare il denaro, oltre a poterne mettere via una parte in caso di esigenze future, non pensando di poter ricevere una cattiva notizia a riguardo. Questa si rivelerà una vera doccia fredda per chi rientra in una determinata categoria.
Sapere di non avere diritto a una somma che si pensava di poter ricevere e che poteva rendere più tranquillo il proprio conto corrente sarà certamente difficile da sopportare. Questo vale a maggior ragione per la tredicesima, che poteva rappresentare una boccata di ossigeno per alcuni. Ci sarà però chi scoprirà di non averne diritto se si trovano in una determinata situazione.
È il caso dei cittadini che hanno dei debiti con il Fisco, in questo caso potrebbero subire appunto il pignoramento della tredicesima, che può subire questo procedimento al pari di un normale stipendio. A stabilirlo è l’articolo 545 del codice di procedura civile, secondo cui il pignoramento può riguardare i guadagni di un cittadino, pur rispettando comunque un certo limite, stabilito per cercare di non danneggiarlo eccessivamente.
Sulla base di questa norma, lo stipendio può essere pignorato fino a 1/5 dell’importo mensile netto, si può però arrivare fino al 30% se i crediti sono di tipo alimentare. Ulteriori precisazioni a riguardo sono arrivate dal governo attraverso il Decreto Aiuti ti bis (legge n. 142 del 2022), con cui si è stabilito che la soglia non pignorabile dello stipendio è pari a mille euro. La cifra non è casuale, questa è infatti considerata il minimo vitale e viene applicata anche sulla tredicesima dei pensionati. In quest’ultimo caso è necessario fare un’ulteriore precisazione, così da evitare equivoci: la quota pignorabile è pari a 1/10 se l’importo della pensione non super i 2.500 euro; 1/7 se l’importo della pensione supera i 2.500 euro ma oltre i 5.000 euro; 1/5 se la pensione supera i 5.000 euro.
Qualora si ricevessero due pensioni, come accade ad esempio ai vedovi, viene tolta la quota del minimo impignorabile resta pari a 1.000 euro, mentre sulla cifra restante si applica la trattenuta del quinto. Se invece fosse necessario pignorare la tredicesima, sarà effettuata una trattenuta direttamente sulla pensione o sullo stipendio, ma sempre tenendo conto dei limiti imposti per legge.
Un cittadino ha comunque la possibilità di bloccare il pignoramento, scegliendo tra tre differenti opzioni:
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